Una storia di porte
Un portone di un palazzo a Milano (C)ElisabettaGuida L’entrta che dà sulla strada di Lualdi (C)BeppeRaso Il passaggio nel cortile interno verso lo showroom (C)ElisabettaGuida
Sembra che in senso metaforico, il significato di porta sia quello di stare al limitare di una zona fondamentale. Il centro della storia. Quel pezzetto mancante del puzzle che permette di vedere il quadro d’insieme e nello stesso tempo spinge avanti. Come un indizio in un romanzo libro giallo.
Perché una porta è un sipario, qualcosa che apre ad una scenografia.
E di scenografie ce ne sono tante. Intanto gli spazi di una città: e allora le porte devono tenere conto dell’utilizzo di quella porzione di strade e case, dei pensieri e dei desideri delle persone.
Abito a Milano e mi viene da immaginare quelle che circondano la parte antica della città e che ne costituivano l’entrata, come i mazzetti dei tarocchi interattivi da scegliere su YouTube. Perché dentro c’è un mondo di immagini e l’architettura è la traduzione in un oggetto fisico di una sensazione, di un energia… qualcosa di assolutamente immateriale.
La cartina di Milano nel XV secolo Carle Vernet, i francesi entrano a Milano
E poi ci sono le porte delle case, esterne, interne… Ma non del tutto differenti da quelle cittadine.
The Secret Theatre (C)ElisabettaGuida Andrea Boschetti (C)BeppeRaso The Secret Theatre (C)ElisabettaGuida
Penso a Lualdi e al loro show-room, un luogo interessantissimo che mai si sospetterebbe da fuori. E fondamentalmente è perché si trova su Foro Bonaparte, a pochi passi dal momento in cui si perde la prospettiva del Castello Sforzesco. Così ci si trova in questa sorta di spleen invece di pensare, guardare e stupirsi. Visto che hanno sede in quello che fu un teatro d’opera del 1800. E a credere al caso a questa Design Week è successa una vera singolarità. Andrea Boschetti, un architetto urbanista che in genere si occupa di spazi pubblici ha presentato The Secret Theatre un sistema divisorio, una porta per interni. A fare la magia è l’apertura. È come se fossero un insieme di porte che si aprono tutte insieme e allo stesso livello. Certo bisogna vedere, l’impressione che ne ho avuta è stata quella di un mistero patinato… Mmmmm. Bella, bellissima e tutta personalizzabile.
E a dire là verità è stata lei ad ispirarmi l’articolo. Anche se a seguire il ragionamento credo che le porte più intriganti che si possano disegnare sono quelle delle stazioni. Vi immaginate tenere insieme tutto i pensieri e le storie delle persone che passano per di lì? La metafisica di una porta! Immaginate se si potesse disegnare la vita di ogni persona che le attraversasse come se fosse una mappa, e incrociarla con tutti gli altri. Forse sarebbe come un profumo misterioso; chissà… Elisabetta Guida
