Tra un prima e un dopo.


Nessun mese è fragile come settembre. Sarà che è ancora estate ma ogni tanto cede all’autunno e quando succede sembra tutto sia finito ed andato perso. Settembre cammina su un filo steso nel vuoto, sotto neppure il rumore del mondo, che vuole l’estate, che ama il freddo o aspetta la primavera. Lo si considera un passaggio, un qualcosa tra un prima e un dopo, come i minuti passati in metropolitana la mattina,
una sorta di una sospensione temporale.
Forse è per quello che è così libero.

Probabilmente è il mese che gli elementi sceglierebbero per prendersi una vacanza dal mondo. Io… il vento, l’aria, l’acqua… ma anche il sole, le stelle, la notte, il giorno, lontani dai riflettori della vita quotidiana, li vedo proprio così, come nei disegni di Akira Kusaka.


Come se ci si trovasse di fronte a un tempo che si sdoppia, a una realtà altra. La bellezza di Akira Kusaka è tutta giapponese. Loro la chiamano wabi (dipendenza) -sabi (distacco), ma a pensarci è un portale magico. Perché basta entrare in queste emozioni, nel momento in cui si manifestano, senza pensare, senza scappare nel futuro e viaggiare verso una realtà che in genere non si manifesta, ma è quella vera. Elisabetta Guida.

