Spiriti della foresta

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C’è un limite a dove si estende una foresta? Si potrebbe pensare che le cose/ la vita intorno, hanno un ombra non sparisce mai? E se fossimo noi foresta?Perché noi non siamo così diversi da una pianta.
Le nostre come le loro sono cellule procariote. Loro hanno bisogno di anidride carbonica, noi di ossigeno. Le piante emettono ossigeno, gli esseri umani anidride carbonica. Sembra che loro parlino attraverso le radici, mentre noi usiamo il suono, i gesti.
A pensarci è come se, semplicemente, fossimo esseri viventi che arrivano da due paesi diversi con un’altra cultura, altri modi di vivere.

Questa è la mia idea. Ma il comunicato stampa apre ad una altro punto di vista.
Intanto Il fotografo è Juan Boria, un biologo, specializzato a raccogliere, identificare e fotografare specie sconosciute, per cui si è trovato a lavorare nell’Amazzonia del nord a contatto con alcune tribù locali. E appunto I cui ritratti vengono descritto come: ‘volti immersi nel contesto in cui vivono’.

Dunque sono le cose intorno che ci modificano o noi modifichiamo loro? Ma soprattutto se è vera la prima ipotesi c’è qualche criterio che non vediamo per determinare cosa sarebbe vivo e cosa no? Per esempio questo potrebbe essere il motivo per cui non riusciamo a trovare la vita su altri pianeti. E se ci sfuggisse qualcosa…. In Giappone si crede che col passare degli anni un oggetto prende vita.
Juan Boria studia il ritratto, la natura e l’architettura antica.
Verrebbe da chiedergli, visto che quello che vediamo di noi e di quello che ci sta intorno sono segni grafici, cosa ci unisce, qual’é la linea od il tratto somatico che ci rende abitanti del pianeta terra?
Elisabetta Guida

juan Boria, ritratto si suo padre. Fonte www.juanborjaphotography.com

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