Raccontare con la luce.
Non c’è niente come una storia . I film, le serie, i romanzi, la musica, l’arte. Credo siano il battito del mondo. Certo, a patto, che, diventino qualcosa di corale, come un fiume che scorre. Il racconto del movimento del mondo. Spesso è una combinazione tra tecnica e messaggio.

Sotto:la moto personalizzata dei Van Orton ed un opera. Dal prossimo14 luglio al Forte Malatesta di Ascoli Piceno e alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto “Prospettiva Van Orton”.


Per le Cattedrali Gotiche sono stati pezzi di vetro colorato. Come se attraverso questo escamotage, fossero riusciti a dipingere con la luce. E lo fecero anche a livello strutturale visto che le cattedrali sono orientate sull’asse est/ovest, in modo da creare l’associazione Dio/rinascita, buio/ sorgere del sole. Poi certo c’era vetro; la sua polvere mischiata a gomma arabica, acqua e aceto per dipingere le sfumature; l’impiombatura per il disegno. A questo punto il gioco era fatto. Rosoni scintillanti per rappresentare il bene ed il male, la ruota degli eventi e Dio che domina tutto; vetri colorati per stupire e impaurire.
Interessante la psicologia delle masse.
A proposito lo stile dei Van Orton ricorda moltissimo i vetri delle cattedrali gotiche, le loro opere hanno l’effetto di un gioiello luccicante. Eppure, al di là del messaggio, sono diversi. Magari non quando creano le scenografie dei palchi per i concerti, per esempio Bon Jovi o disegnano le copertine per i vari supporti musicali. Ma nella personalizzazione di una moto si. E fondamentalmente per intrigo di significati che si intersecano come fossero sincronie.
Intanto con le immagini si parla, poi il fatto che per definizione la moto è un mezzo che passa e va, una folata di vento. È tutto questo in quello che penso sia il senso del loro progetto, a cominciare dal nome: Van Orton.


Loro sono due fratelli gemelli piemontesi, lo pseudonimo arriva da Nicholas, il protagonista del film “The Game”, interpretato da Michael Douglas. E quella di Nicolas Van Orton è la storia di una persona annoiata della vita, almeno, fino a quando al compleanno gli regalano l’ingresso in un club esclusivissimo che organizza giochi di ruolo personalizzati. Affermano di dare quello che manca e, nel caso specifico, sarà la perdita di controllo. La tragedia. Ed è appunto la tragedia a rendere intrigante la decisione dei Van Orton. L’idea che mi sono fatta è che vogliano dire all’intero universo che la vita bisogna viverla.
Quindi alla fine un po’ l’opposto della religione marketing.
Mi piace questo ed è il motivo per cui ho dedicato loro queste poche righe.

Poi c’è chi con la luce ha disegnato per davvero, meglio ha sperimentato.
La tecnica venne scoperta nel 1889, e nel 1935 il fotografo Gjon Mili venne mandato dalla rivista Life a Parigi, per incontrare Picasso. Si voleva che facessero qualcosa assieme. Picasso diede al fotografo albanese/americano 15 minuti, per questi minuto disegnò con la luce in una stanza buia.
Elisabetta Guida