Profumo di grano

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Il grano ha un profumo particolare, dicono ‘erbaceo’; ed è così ma c’è anche quell’odore pieno di farina e poi quel profumo indescrivibile e particolare proprio del grano. 

Che sia  un odore archetipo un po’ come il profumo di pane? La sensazione è l’effetto di calma ma quella di un Dio sul Monte Olimpo (quando si sente in giornata).

Infatti, molto ‘nasi’ abbinano il grano al latte (per esempio: En Passant e Jeux de peau di Serge Lutens) , oppure lo inseriscono nelle essenze acquatiche per simboleggiare la rinascita ( per esempio En Passant di Olivia Giacobetti per Frderick Malle e Kilian, con Single Malt, che lo lega alla prugna, che è un altro modo per dire primavera) . PS- fatto curioso: Avete notato come le storie che ci raccontiamo poi si riflettono anche sulla concretezza delle cose? In questo caso gli elementi di un profumo?

Comunque, sapete… il vento che muove le spighe di grano?

Ci sono posti così; anche se non cresce nelpure una spiga, E, per me, uno di questi è Molteni in Corso Europa, a Milano.

Li per li, ho pensato che la sensazione di ‘pienezza’ fosse dovuta al sollievo; l’educazione, la professionalità, il fatto che ogni volta ho un invito da loro sono sicura che staro bene, che avrò il  rispetto vero, non quello riservato al biglietto da visita, non mi sento mai manipolata. (Durante i  giorni della design week dedicati al pubblico, c’erano camerieri vestiti di tutto punto, che passavano con vassoi pieni di bicchieri d’acqua (faceva un caldo infernale). -Solo loro-).

Ma non è questo.

È quel senso di eternità ‘in movimento’ che si respira. Perché la particolarità di Molteni è il continuo cambiamento, la continua ricerca… eppure sempre quel senso di rarefatto da essere arrivati al pienezza. Come se avessero spaccato il dualismo tra: movimento e qualcosa che è già completo, e d’improvviso si trovassero insieme.

Vincent Van Duysen, il direttore creativo del gruppo, ha per punto di riferimento il senso di protezione, il luogo accogliente. E lo raggiunge  attraverso l’accostamento di diversi effetti materici, forme arrotondate  o di proporzioni, creando giochi di volume, magari semplicemente con una cucitura. Per quest’anno l’idea di casa e’ la divisione dello spazio ispirata alla tradizione giapponese, ambienti tutti plasmabili, la luce, la natura, la creazione di prospettive. Se si vuole il concetto di vuoto portato verso uno stile patinato (perché in tutto questo ci sono sempre Gio’ Ponti, Arik Levi, Ron Gilad, Patricia Urquiola,. eccetera eccetera). Voglio dire non ’duro e puro’ come quello dello Studio Oma (con la quale peraltro il gruppo Molteni collabora), dove se entrate ad esempio al Blox di Copenaghen sembra ci siano degli spazi completamente vuoti… quasi che gli architetti si siano dimenticati di loro; invece aspettano solo di essere utilizzati. Sono quel respiro… quello spazio che poi la vita con i suoi interessi riempirà’. Qui il concetto e’ molto più’ morbido. Si utilizzano le prospettive per dare il senso di una casa che non ha una vera separazione con l’esterno. Poi mettiamoci la rivoluzione dell’ home working, dove necessariamente la casa deve diventare tante cose, ed il giappone con le sue case piccolissime ed i suoi trucchi per creare ’orizzonte e’ una ispirazione. Non ultimo il rapporto co la natura. Anche se Van Duysen si e’ ispirato ad una fantomatica casa americana a un piano tutta specchiata verso l’esterno. (Io immagino una villa a Malibu’… ah che meraviglia)

Nel paragrafo sopra, ho usato la parola ’patinato’, però quando si tratta del gruppo Molteni deve essere specificata. Da loro non esiste il decoro per il decoro, quel senso di troppo…. vige la semplicità e, certo, lusso, ma inteso nel suo significato vero, fare le cose bene. Ecco forse ‘Armonia’ sarebbe la parola più corretta. Rimane che una volta entrati nello showroom non si vorrebbe piu uscire…. perché Molteni ti fa pensare che muoversi dentro l ‘equilibrio sia normalissimo, come se raggiungere l’armonia non fosse cosi difficile.
Elisabetta Guida