Naturale. (Tra vigneti e mare)



A volte c’è bisogno di sentirsi casa. Quella sensazione di naturalezza, come se, tra noi ed il mondo, fosse tutta un’ armonia.
Prendete il Collio, in Friuli Venezia Giulia, con i suoi 22 milioni di anni sulle spalle.
Perché il terreno su cui posa i piedi chi passa per di lì, arriva dall’epoca in cui si formarono le grandi catene montuose, quando l’Australia si staccò dal continente e -verso la fine- arrivó una felce acquatica che si diffuse talmente da rendere i mari distese verdi, allora il sole non poté più scaldare l’acqua ed arrivó la glaciazione.
Nel durante, in questa parte del Friuli Venezia Giulia, il sole, il vento e l’acqua del mare (sono stati trovati fossili di pesci e crostacei) hanno formato un terreno molto particolare, il “Flysch” o Panca che ne ha fatto l’originalità dei suoi prodotti. Non so quando è stata coltivata la prima pianta di vite, di sicuro qui è nato il Piccolit, l’uva piccola, dolcissima. Sembra che tutto sia iniziato nel 1700, fu un vitigno autoctono che i contadini decisero di non strappare. C’è chi dice che la vera magia sul nostro pianeta è la terra.
E probabilmente è così visto che capitano cose che hanno le fattezze di inneschi misteriosi di cause ed effetti. Per esempio nel 1700 il Signor Stefanus Jermann dall’Austria emigrò in Slovenia mettendo in moto uno strano meccanismo che portò nel 1881 Anton a trasferirsi a Villanova. Oggi Jermann ha 170 ettari di vigneti. Ed è capitato lo stesso al Castello dì Spessa, prima fu una torre con una fornace ai tempi dell’antica Roma, dal 1200 un castello con una girandola di proprietari, nel 1980: l’azienda vinicola.



Ma dicevo, a volte c’è bisogno di sentirsi a casa.


E in un luogo incantato, al di là del tempo, sentire il respiro di epoche passate; ritrovare il mare e le vigne.
Così in una sera d’estate, immersi nel Collio, rivedere amici che si erano persi di vista.


Penso alle uve del Vintage Tunina e alle vongole, in una ricetta con riso ed erbe, del ristorante “Il Vitello d’ Oro”. Un locale con una storia particolare: il proprietario lavorò nel ristorante come cameriere.
E mentre soffia una leggera brezza sentire il profumo di questo vino, la sua ampiezza, l’intensità e sempre con quel carattere esotico e stuzzicante con l’odore di crosta di pane. Raffinato, morbido, vellutato: un gentil’uomo arrivato nella sua casa di campagna con tante avventure da raccontare. Come del resto si potrebbe dire delle vongole, nessun sapore è intrigante come il loro. Sará per questo che vanno così d’accordo con il Vintage Tunina di Jermann?



E poi il “Pinot Bianco Santarosa” con le capesante servite dallo chef dell’Enoteca di Buttrio, con pane di salmoriglio, polvere di corallo, maionese e gel al limone: accessori a base di prezzemolo. Chiaro così aristocratiche e sensuali possono essere accompagnate solo da un Pinot, acido, leggero e con un profumo leggero di foglie di pomodoro e frutta. Ma soprattutto padrone di casa, perché la serata pare sia stata già organizzata.
Si tratterà di una manciata di ore lontano dal mondo.
Dunque città vicine come Udine (di cui non si sa se l’origine del nome sia Odino, oppure significhi Marmellata da una parola prelatina) con la sua collina che sembra sia stata fatta costruire da Attila per guardare Aquilea mentre bruciava. Il mare di Lignano Sabbia d’Oro, le bellezze naturali del fiume Tagliamento vicino a Villanova, uno dei pochi ad avere una morfologia intrecciata
Solo istanti indimenticabili da condividere, E magari, per chi resta fino al mattino, alzarsi all’alba e fare qualche tiro nel campo da golf del Castello.
Elisabetta Guida
Il 5 luglio la cena spettacolo al Castello di Spessa in 21 tappe con relativo abbinamento ai vini.

