L’impronta sulle cose

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Qualche articolo fa mi chiedevo, guardando i cuscini ricamati di Marya Maskanian, quale fosse l’impronta che lasciamo sulle cose.Cioè come modifichiamo l’ambiente che ci circonda? Quale rapporto abbiamo? Certo, abbiamo cominciato a cambiare il mondo quando siamo comparsi, ma io intendo qualcosa di più sottile… non di sicuro disporre delle cose con l’arroganza di un imperatore.

Ma prima di tutto: cos’è una cosa? Sembra che la distinzione tra esseri viventi e non, si basi sul respiro: ‘pneuma’, il soffio, si diceva nella Grecia antica. Ma poi, c’è tutta una letteratura per cui l’uomo, con i suoi sensi e le sue capacità, non può conoscere con esattezza la realtà del mondo. 

Kant scopre (uso questa parola perché per me è così) che tutto quello che percepiamo, passa da un setaccio fatto di schemi predefiniti. Impossibile prescinderne, impossibile vedere la realtà senza questo filtro.  Dunque impossibile conoscere cosa è, e com’è per davvero qualcosa nella sua essenza.  Una volta ero andata a una mostra sulla matematica, ricordo il cubo, o meglio  come pensiamo che sia, e invece, la sua proiezione in base ai calcoli: magico.

Husserl e Merleau Ponty vanno ancora più in là. Pensano che non ci sia nessuna categoria, del mondo esterno percepiamo solo le sue manifestazioni attraverso i sensi (tatto, gusto vista, odorato e udito) (caldo, freddo, ruvido morbido, colore, rumore silenzio ecc…).  Tutto il resto, quello che arriva con i pensieri e le parole, è un dopo, una costruzione che fa seguito al sentire e che per questo non può determinare l’esatta realtà. lo  scorso dicembre a un seminario sugli ‘Odori Disgustosi’, si parlava di due profumi particolari: l’odore di muffa e di vomito. Se si annusa il primo in un bosco allora è massimo senso di piacere e libertà. Ma se lo stesso stesso odore lo sentite in una casa allora è come se avessero acceso un allarme. Mentre la cosa curiosa è che il vomito ha lo stesso odore di un noto formaggio famoso per un sapore a cui pochi sanno resistere e per grandi proprietà nutrizionali.

Dunque, cos’è una cosa?

Carlo Rovelli, in un intervista per l’uscita del suo ultimo libro, ‘Helgoland’, ha dichiarato “la realtà è fatta di relazioni”. la conseguenza dovrebbe essere che tutti influenzano tutti. Il fisico scrive che l’entanglement quantistico (in certe condizioni due parcelle si influenzano anche a chilometri di distanza) sarebbe un affare a tre perché anche l’osservatore influenza il comportamento dei due corpuscoli. 

Sembra non se ne esca. 

Certo si potrebbe pensarla come Parmenide: una cosa non è, è transitoria e allora l’impronta che se ne lascia è irrilevante perché non può esserci uno scambio. Dunque al diavolo tutto.

Ma se si guarda da un altro punto di vista diventa ancora più interessante indagare l’impronta che lasciamo sulle cose. Perché può anche essere che di fianco a noi scorra un altro mondo non visto. Fatto di vite che mai avremmo immaginato. Ma da cui ci si sfiora senza sapere…

Elisabetta Guida