Le case sono a strati (maniglie)


Ricordate una scena del Dracula di Coppola, quando il conte apre la porta e dice allo sventurato avvocato ‘Benvenuto in casa mia. Entrate e lasciate un po’ della felicità che recate’? Oppure l’inizio della canzone di Trenet (‘Que rest-il des nos amours’), ‘Le vent frappé a ma port (…)’? Ecco.
Maniglie e pomoli sono una pattuglia di maggiordomi con il compito di ricevere gli ospiti, custodirne la memoria, e tutelare la discrezione di cassetti ed armadi.
Ma tutti, indistintamente, potrebbero essere visti come nastri da pacco, che chiudono, con un decoro perfetto, muri, porte e contenitori.


Vita dura per i curiosi; a meno che, non abitino in quel paesino indiano dove il Dio Shani si occupa della sicurezza, quindi delle porte, e quanto ne consegue, non sanno di cosa farsene. Ovvio c’è chi si lamenta e minaccia di lasciare il paese, perché desiderano maggiore riservatezza.Ma personalmente credo che il discorso vada al di là.
Cioè, quando si tratta di casa, sia più un ragionamento da vedo/non vedo, in ossequio alla teoria delle scollature.
Mi spiego.
Le case sono fatte a strati, partono da un’emozione e poi, come una spirale, creano girandole di atmosfere sempre diverse. C’è addirittura chi dice che le emozioni di chi ci ha vissuto rimangano attaccate alle pareti.
Ne deriva che ‘mostrarsi’ nel giro di un battito di ciglia è , oltre che avventato, poco rispettoso per quanto si è vissuto finora.
Insomma una faccenda di corpo & spirito; dove lo spirito e quello di chi abita la casa e la materia una sua espressione. E qui maniglie e pomoli sono ambasciatori.
Parole che mi fanno pensare al Regno del Particolare, un mondo abitato da case, ripari e castelli. Un luogo in cui vivono felici, trasudano personalità e la pubblicità è vietatissima. Elisabetta Guida


