L’arte di Curra e i piattini per il pane.

Quando ci si trasferisce in un altra città, una delle soluzioni per conoscere persone e fare nuove amicizie è iscriversi a qualche corso. Curra Echevarria quando dalla Spagna si trasferì a Milano, ha fatto così ed ha imparato un po’ di tutto legatoria, ceramica, dipinti di legno, almeno fino a quando non incontro’ il suo grande amore: il cartonnage.
Fu colpo di fulmine. E mai questo amore ha avuto cedimenti. 

Dunque scatole, involucri, particolari tipi di legature ma soprattutto la scultura.  Perché il cartonnage è un materiale: a vivere nell’antico Egitto avrebbe significato usare strati di lino o papiro ricoperti da intonaco. Oggi è carta, cartone, cartapesta. E per Curra sperimentarsi nella modellazione ha significato imparare la struttura delle cose che creava. Cosa che le ha permesso di passare dai fiori di carta al metallo; dalla scultura alla pittura. E da qui è arrivata ai piattini per il pane. Trovo siano la cosa più fru/fru che si possa mettere in tavola, sempre. Ma sempre, sempre.  

Sarà l’allure che emanano, come se dalla tavola bisbigliassero a piatti e bicchieri il segreto che tutto non è come sembra. È difficile definire la grazia. Io la identifico in un misto di armonia e magia inzuppate di leggerezza. Ecco, buttate un piatto è un bicchiere sulla prima superficie che vi capita, aggiungete il piattino per il pane e vi trasporteranno in un altro universo.

I piattini di Curra prendono spunto da soggetti molto particolari. Si tratta di un aspetto a cui dedica molta ricerca, andando a pescare tra i disegni della ceramica antica e la sua passione, i vasi inglesi lustreware. Una tecnica che si è sviluppata in Mesopotamia e che fa apparire il disegno cangiante.

Certo sono piccolini, pensati per i panini al latte, ma chi l’ha detto che  il pane in tavola debba stare comodo? Elisabetta Guida.

Tutte le fotografie e i piattini sono di Curra Echevarria . Per avere, guardare e saperne di più sulle sue collezioni @tdce_fiori (Instagram).