Lala Bridge, la la land

Marina del Rey e’ il più grande porto per piccole imbarcazioni al mondo. Si trova sulla costa di Los Angeles, intorno: spiagge immense, barche a vela, piste ciclabili, percorsi dedicati a chi ama correre di notte, yoga in acqua, cibo superhealthy… insomma tutto quello che può essere LA.
L’unico problema è che a un certo punto la spiaggia si interrompe e chi volesse gironzolare a piedi o in bicicletta per tutta la costa si troverebbe a dovere  girare intorno all’estuario.
Ma lo studio Abramson Architects ha proposto una soluzione: Lala Bridge.

A pensarci, una specie di “La La Land” sull’acqua. 

Perché il ponte, che sarà all’entrata del porto, è, come il film di Damien Chazelle, uno spazio fuori dal tempo, etereo, incantato. 

Immaginate due ellissi fatte ruotare lungo un arco. Meglio, immaginate di entrare in una conchiglia, all’interno un percorso con una pendenza del 5% ma soprattutto spazi dove incontrarsi. Infatti l’idea della Abramson Architects è quella di rendere possibile l’utilizzo del ponte per eventi privati e non; uno spazio da vivere.

Una volta ho avuto un illuminazione su questo concetto, ho  capito che lo spazio vuoto serve per dare la possibilità ad una casa di diventare quello che vuole fare chi la abita. E certo quando si parla di un ponte, una realtà sospesa in cui le persone possono incontrarsi, la rigidità deve essere bandita: non si sa dove andranno le idee.

Leggevo che nel 1800 Marina del Rey era un’estuario abitato da anatre e frequentato da chi osservava gli uccelli. Poi dopo rinvii e ripensamenti, eccoci.

Lala Bridge si farà? Secondo me sì, abbiamo bisogno di ponti come mai prima d’ora.

Elisabetta Guida