La via dei colori

C’è una costruzione in Olanda che dà da pensare.

Si trova a Maastricht e la sua storia inizia nel 1440 quando il Signor Edidius Van Eldered, fa una grossa donazione ad un ordine religioso.
Così si comincia a costruire il Kruisheren, un monastero con la chiesa. Lo scopo era consentire ai  monaci, di copiare, scrivere e rilegare i libri. Poi, col passare dei decenni diventò quello di fare  ‘opere di bene’, almeno fino a quando durante gli anni della rivoluzione francese fu trasformato una caserma. Seguirono anni di abbandono, ma nel diciannovesimo secolo fu ristrutturata e comprata da Camille Oostwegel nel 2000 per farne hotel & ristorante.

Il problema è che, spesso, è difficile stare in edifici che hanno avuto un passato complesso. Perché è come se il dolore e la sofferenza saturino ancora l’aria. C’è quel senso di buio…. Penso alle vocazioni forzate, alle più svariate cacce alle streghe e via così.
Ma niente a che vedere  con il Kruisherenhotel, che è paragonabile ad una bottiglia di Champagne ad una festa del Grande Gatsby.
Allora la domanda è : come ci sono riusciti?.

Mi sono data due spiegazioni.
La prima è considerare le vicissitudini del Kruisheren come il tao cinese. Cioè Monastero e Caserma come energie contrapposte che nel corso dei secoli lo hanno portato all’equilibrio. (La strana sincronia è che si dice che il dolore abbia due caratteristiche: il bisogno di spazio e la chiamata alla difesa!).


L’altra è il colore.

Gli antropologi raccontano che l’origine di uno dei nostri modi di pensare sia stata l’alternanza giorno/ notte.  Il giallo o bianco: la luce che portava alla possibilità di azione. Il blu scuro o nero: l’oscurità che induceva passività e immobilità.
Il primo, il giallo o bianco, è la speranza, l’attività; l’altro, il blu scuro o nero è  un colore eteronomo, cioè pone l’uomo sotto un controllo esterno. Dunque per liberare un edificio dai suoi fantasmi, la soluzione sembra quella di opporre al buio, la luce, quindi, il colore. Pare esattamente quello che ha fatto il Kruisherenhotel.

Ma c’è di più.
Nella filosofia mistica ebraica, si parla di ‘immaginale’, cioè una categoria dell’anima, che funziona facendo un trait d’union tra le percezioni derivanti dal mondo materiale e le nostre di emozioni.
A proposito ricordo una casa in Grecia. Lo studio di architettura l’aveva pensata è costruita con il cliente come si trattasse di un processo psicoanalitico. Così mischiando antico, contemporaneo, materiali, forme; ma soprattutto: colore.

È curiosa questa cosa.
Prendete gli alchimisti, associavano i processi della ‘Grande Opera’ ai colori. Precisamente:  Il nero (alla putrefazione e all’inverno), il bianco (all’illuminazione e alla primavera), il giallo (alla consapevolezza e all’estate) infine il rosso, l’incontro tra il sole e la luna.  A queste tinte sono mutuate da Pitagora  ed Empedocle i quali le associavano alla natura.  Cioè: alle quattro stagioni, ai quattro elementi ed alle quattro fasi del giorno.
Non vi sembra che il significato che si dà ai colori seguano una traccia comune? Come se oggettivo è soggettivo si sovrapponessero…

Resta che quale che sia la ragione per cui il Kruisheren è luminoso e bello come un fuoco d’artificio, i colori sono il migliore strumento per ripulire energie ed emozioni e portare gioia. Morale: giorni contati per le atmosfere sinistre.
Elisabetta Guida