La mia Design Week 2023 /3
21 Aprile–
1- Oggi la giornata è iniziata con un fuoco d’artificio: More or Less, di Maarten Baas, alla Chiesa sconsacrata di Sant Eufemia in corso Italia. Wow, ma super wow. Difficile descrivere a parole: bisogna sentire l’installazione sulla pelle! L’ambiente, la musica, gli affreschi e poi… i quadri luminosi grandi che si muovono.
Io adoro lui, l’avevo incontrato per la prima volta da Moooi (Marcel Wanders) quando erano in Via Savona. Faceva cose incredibili, con Maarten Baas il cliché non esiste, lui è un artista vero. Per dirne una aveva incendiato delle sedute in legno per creare / sperimentare il materiale che ne sarebbe uscito (tra l’altro quest’anno ho visto il piede di un tavolo creato con la stessa tecnica) Mi piace questa ricerca, il suo andare sempre oltre, trovo sia una di quelle persone che per me valgono immensamente.
Mi sono piaciuti i percorsi ‘segreti’ che si inoltrano nella stanza dietro l’altare dove c’è un areò costruito trattando i jeans usati (l’ho toccato ed è materiale duro). E poi scendere nei sotterranei.




(Tra un posto e l’altro:
- Ricordate il Palazzo del Touring in Corso Italia? È diventato un hotel del gruppo Radisson, ormai (credo da 2/3 anni). A dare vita alla trasformazione Michele De Lucchi. Mi mandarono la cartella stampa (adoro gli hotel) ma le foto non hanno reso giustizia alla meraviglia. Io ho preso un cappuccino al caffè bistrot: bellissimo, senza parole. Se mai passaste di li, andate. (Si paga solo con carta: altra caratteristica fantastica)


- La Galleria di Marco Teseo è un gioiello incastonato vicino Piazza Bertarelli, consiglio di passare a darci un occhiata.
(Non riesco a pubblicare il video, era l’ologramma di un cuore che batte. Lo trovate sulle mie storie su instagram Elisabetta.s.guida )
2- Poi è arrivato il pomeriggio. La direzione era vedere delle maioliche della Manifattura Antonio Ferretti Lodi a tema floreale tra il 1770 e il 1780 allo spazio InOpera. Non è stato facile trovarli e quando ci sono riuscita mi sono ritrovata di fronte a un citofono ricchissimo di condomini e non molto intuitivo… C’era con me anche un altra signora che cercava di capire perché una volta immesso il numero dello spazio, invece di metterci in contatto con InOpera ci riportava all’inizio della procedura. Alla fine ci ha risposto un risponditore automatico a volume più inesistente che basso, aprono il portone e ci troviamo in una serie di scale, due cortili, nessuna indicazione. Si è dovuto telefonare. Ma è possibile? La giustificazione è stata “Questo è uno spazio privato: un po’ di fatica”. L’impressione che mi ha fatto è stata come se chi va dovesse meritarsela ?!? Secondo me c’è il marketing per l’intellettuale, queste fatiche aumentano l’aura di persona colta e culturalmente impavida. Per quanto mi riguarda…se non avessi ricevuto l’invito per l’inaugurazione da antiquario che stimo molto, mai ci sarei andata. Basta con questa visione della cultura.

Strade:





3 – Il quartiere Isola: non mi è piaciuto. Non che fosse brutto, anzi, mi hanno colpito le case (quelle a schiera caratteristiche di Milano) i negozi (non quelli modaioli ma il panettiere, l’ortolano, addirittura c’era la bottega di un liutaio). Le due esposizioni che ho visto era però tutto un già visto, una ripetizione. Certo è la mia opinione, s’intende, ma sconsiglio





