La forma delle sensazioni




Mi piace Jaqueline Yao.
Avevo trovato i suoi gioielli su Instagram e mentre cercavo informazioni per scrivere di lei ha cominciato a seguirmi sul famoso social. (Magia). Così la contattai, le chiesi un intervista e lei mandai le domande. Ma risposte risposte arrivarono settimane dopo quando ormai non ci speravo più.
“Ho pensato per molto tempo ad ogni domanda. Perché credo che le risposte spesso siano tentativi. La nostra percezione del mondo cambia così possono cambiare le risposte a molte domande. Io vorrei che quanto dico rappresenti i miei pensieri il più a lungo possibile.”


Adoro.
Ma, l’intervista:
Alcuni definiscono le sue creazioni ‘pezzi di realtà vissuta’. Cosa significa e come arrivi a definire una forma?
Credo ci siano due diversi tipi di forme. Quelle percepite dallo sguardo: triangoli, cerchi, ellissi, rettangoli ecc… che sono una combinazione di punti e linee con dei confini; ed un tipo di forma molto più rarefatta ed immateriale. Intendo le immagini vaghe, percepite attraverso la memoria, le sensazioni, le emozioni.
I miei gioielli sono un medium tra il mondo percepito e la realtà concreta.
Mi spiego. Nel momento in cui do vita ai miei lavori contemporaneamente creo un mondo fisico. Da qui ho cominciato a riflettere sulla relazione tra lo spazio ed le emozioni. Perché mettere un oggetto nello spazio significa creare un vuoto e dare oggettività a qualcosa che prima era solo un pensiero o una sensazione soggettiva mia. Mi permette di sviluppare un’estetica dell’emozione. Costruire memorie o ricordi come se si entrasse in un edificio dove gli elementi sono il ritmo, il disegno, il senso della scala umana. Le forme dei miei gioielli sono la rappresentazione di uno spazio privato che consente a chi li guarda e chi li indossa di sperimentare a livello fisico un punto di vista che va al di là degli stereotipi o di qualunque pensiero limitante. È emozione, sensazione.
Sono sia oggetti spirituali che preziosi.
I gioielli che creo sono ‘il finale’ del mio mondo.


Qual’e’ il significato segreto dei suoi gioielli e dei nomi che ha dato alle collezioni ‘Breath’ (respiro) e ‘Unexpected Pleasure’ (imprevedibile piacere)?
Amo le parole “unexpected plaeasure”, è un meraviglioso e bellissimo modo per scoprire l’ignoto. Per esempio potrebbe capitare di sentire il profumo del caffè all’angolo di una strada che mai si avrebbe pensato.
Riguardo a “Breath” è il modo in cui si fa esperienza dello spazio, l’attimo presente, la bellezza del momento che si sta vivendo. Intendo… quando le persone praticano yoga alcune parole come: allentare la tensione, prendere un respiro, chiudere gli occhi, immaginare qualcosa di bello diventano familiari. Si tratta di qualcosa che permette di ripulirci dalle emozioni negative, che non siamo noi, e fare esperienza di pace e bellezza. E non è una cosa di super spirituale, ma semplicemente una tecnica dello Yoga Kriya. Infatti muovendosi in un certo modo e pronunciando la parola Har si arriva a sincronizzare suono e mente: l’attenzione, la percezione, l’azione.
Ma a volere dirla tutta il significato segreto delle mie creazioni è nel subconscio.
L’ispirazione viene da ovunque, ma i miei lavori migliori sono quelli immaginati quando ero imbottigliata nel traffico, o stavo scarabocchiando qualcosa: perché quello era il momento in cui mi permettevo di entrare in contatto con la mia vera me. Noi apparteniamo ai nostri sogni, ai nostri incubi, alle nostre sensazioni. Non credo esista la possibilità di di essere autenticamente è totalmente noi stessi, penso che il nostro vero se’ aleggi sopra di noi e riusciamo ad acchiapparlo solo attraverso i sensi e le emozioni che ci danno. È quello che facciamo che ci rivela. I miei gioielli mi definiscono.
Mi viene in mente Jackson Pollock. Mentre dipingeva: fumava, ballava, ascoltava jazz. Le sigarette avevano lo scopo di dare un’altra percezione di arte, la musica è la danza a diffondere energia positiva. Ma solo l’opera d’arte finita rappresenta lui.



Perché usa il filo d’argento e come sceglie i materiali per le tue creazioni?
I materiali sono quello che raccontano la verità. Ognuno ha caratteristiche uniche. Per quanto mi riguarda il processo attraverso cui si arriva a creare un oggetto è connesso con il modo in cui vedo e come lo traduco nel metallo.Dunque sono interessata a come parlano con me, come li percepisco, come comunico con loro. Il presupposto è sempre quello per cui conosciamo il mondo attraverso i sensi. Il mio non è un discorso estetico (chiaro c’è ) ma di come produrre sulle persone le sensazioni che voglio. Chi guarda o indossa un mio gioiello si ritrova in una rete di percezioni che pare incomprensibile in realtà è tutto orchestrato. Credo il filo d’argento sia perfetto con le sensazioni di morbido/duro che evoca. Lo paragono alle donne, che sembriamo più deboli ma siamo più forti di tutti.
(Per seguirla su Instagram Jaqueline.euvoce.studio)
Elisabetta Guida