In movimento

Mi piace essere corpo. È la cosa più vicina al nostra essenza che possa esistere. Il corpo ci permette di non omologarci e di fare scelte strettamente legate alla nostra identità.  Tutto merito del movimento che arriva prima di qualunque linguaggio. Perché è un sistema di espressione strettamente legato all’evoluzione anatomica e alla capacità di sentire e comunicare questa sensazione. Ohad Naharin lo scenografo che ha inventato il linguaggio Gaga dice che se impariamo a sentire il nostro corpo prima di dirgli cosa fare troviamo noi stessi, la nostra forma più pura, l’essenza del nostro vivere. 
Quello che trovo intrigante, è l’idea di comunicare il nostro essere senza compromessi. 
A proposito, il linguaggio Gaga è muoversi senza riserve, senza vergogna, senza persuadersi che non va bene in quel modo perché il comandamento è: sentire. E lo scenografo non lo  usa solo con i suoi ballerini ma lo insegna con lezioni di gruppo (che sembrano feste) a Tel Aviv piuttosto che a persone con problemi di mobilità. 

Credo che la genialità di tutto questo sia l’avere visto la grande libertà che abbiamo e che cediamo per essere come gli altri. Ma questo è solo un modo di vedere la questione. Ancora più interessante è il rapporto tra il movimento codificato (pensate ad esempio alle pose fotografiche) e invece a quello  nostro, naturale. Cioè come si influenzano, come arrivano a raccontare la stessa storia in un movimento che mi ricorda la faglia di Sant’Andrea.  (La spaccatura sulla crosta terrestre in California dovuta a a due placche si muovono in direzione opposta) .
Ma comunque, quello che volevo dire è che il miglior termine di paragone, sulla questione, è la postura. Si sa che ogni epoca ha la sua. Il suo modo per determinare il crisma dell’eleganza: da come si ritiene debba muoversi un corpo, così si riflettono gli abiti, il design le mode. E che sottintende il modo di considerare il concetto ‘corpo’.

Per questo mi affascinano le sedute; loro sono il simbolo silente del cambiamento, quasi come un vocabolario di lingua. (Parentesi: del cervello legate al linguaggio verbale ed al movimento sono vicine)
Perché rappresentano da un lato il modo in cui una società ci vuole e dall’altro lo spazio di libertà. 
E sul punto,  è singolare  trovarsi di fronte ad una rivoluzione: l’architettura radicale (in due parole: basta ortodossia disciplinare). Dentro questa filosofia 1967 Gianni Pettena disegnava Rumble un divano  ‘sgrammaticato’, senza regole, dove lo stare insieme è tutto da riscrivere, movimenti compresi. Mentre oggi Nigel Coates, sulla stessa lunghezza d’onda, ha creato Plasma, una poltrona con una struttura di metallo ricoperta con una serie di cuscini.

Allora viene da chiedersi come mai non ci si è accorti di tutta questa libertà? Sarà che per essere noi stessi ci vuole coraggio, che  i social sono il nuovo ‘oppio’ dei popoli. Rimane che il futuro è nelle nostre mani.
Elisabetta Guida