Essere è anche una parrucca di carta
Mi è capitato di sedermi in un caffè e trovarmi, al tavolino accanto al mio, due signore molto particolari. Da una parte parlavano di cameriere, baby sitter, ragazze alla pari, dei loro bambini, degli amici dei loro bambini, dei genitori degli amici dei loro bambini ecc.. ecc.., sottilmente in gara a chi fosse più politically correct. Dall’altra, sembrava che fossero scappate di casa. Nel senso che erano vestite come me quando vado a raccogliere le olive ed è un giorno in cui fa molto freddo. Questa cosa mi ha incuriosito tantissimo. Così ci ho pensato su e mi sono data due spiegazioni. La prima è che erano talmente alta società che erano passate oltre al lusso. La seconda è che stavano mettendo in scena il cliché della madre di famiglia che ha altro da fare che non badare ai vestiti. Mentre scrivo penso ad Andre Agassi, nella sua biografia racconta che, in genere, viste da vicino, le persone considerate la crema di una società sono terribilmente ordinarie; o forse non abbastanza straordinarie da giustificare quella che, dal di fuori, sembra un’esistenza dorata.

Rimane che non c’è niente di più democratico di uno stereotipo. Tutti, nessuno escluso ci devono fare i conti. E secondo me, la ragione di questa situazione è la paura, si sceglie un cliché come un paio di guanti o una sciarpa per l’inverno, pensando che ci metterà al riparo dalla solitudine, ma quando lo si indossa si finisce per rimanere soffocati. Siamo come le parole, dove ognuna per continuare ad avere senso deve convivere con il suo contrario.
Dunque l’unica soluzione è scegliere di essere.

Suggerimenti pratici:
1- Mai sottovalutare la carta. Prendete Asya Kozina, un’artista russa che ha reso di nuovo possibili le parrucche barocche. Immaginate cos’altro potreste fare. Tanto per dire, Ida Rak, un artista israeliana disegno una collezione di accessori di carta per una sfilata di moda.


2- Considerare il progetto Instagram: ModernMarieAntoinette e prenderne spunto piegandolo al vostro vero se, perché secondo l’autrice vivere come la regina di Francia è possibile, chiaro mantenendo la testa sul collo.

3- Noi siamo il nostro corpo, il che significa a) evitare gli intellettuali come la peste, semplicemente perché sbagliano e portano sulla cattiva strada. E per dimostrarlo basta pensare all’evoluzione. Il cervello si è sviluppato dopo il corpo, anzi per essere precisi, quello che siamo oggi lo dobbiamo ai nostri piedi. È dalla postura che è partito tutto, dalla propensione all’immigrazione e dai nuovi stimoli che ne sono conseguiti. (Parola di una lectio magistralis aperta al pubblico tenuta in Statale ‘evoluzione umana e pattern ecologici’ lo scorso 9 ottobre). b) fate un falò delle opinioni di chi decreta cosa è bello, cosa è brutto e a chi assomigliare per vivere felici & desiderati.


Totale, anche se apparentemente sembra avere poco senso, leggete ‘Il misterioso caso del cane ucciso a mezzanotte’ così, tanto per scoprire che dentro ognuno si nasconde un mondo e non sempre il più interessante è quello sotto i riflettori.
Elisabetta Guida