“Carlo Mollino Designs” & Zanotta
La presentazione di “Carlo Mollino Designs” è stata una cipolla:


Primo strato: L’atmosfera


Eravamo in piazza, di fronte ai caselli daziari di Porta Garibaldi a Milano. Dopo una giornata calda l’aria fresca danzava sulla pelle. Intorno la cortesia di Zanotta che faceva dimenticare di essere chiusa in un recinto, e nonostante le liberatorie, la temperatura, i dati… la bellezza.
Secondo strato: Carlo Mollino, Zanotta e la cultura dell’oggetto




Gli interventi principali in conferenza stampa mi hanno ricordato questo brano del Piccolo Principe: “Agli adulti piacciono i numeri. Quando raccontate loro di un nuovo amico, non vi chiedono mai le cose importanti. Non vi dicono: «Com’è il suono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?» Le loro domande sono: «Quanti anni ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?» Solo allora pensano di conoscerlo.”.
Credevo di trovare cuore, invece è stata didascalia.
Ma Carlo Mollino era libertà, vita, passione.
E non è un caso che il gruppo Zanotta ne abbia editato alcuni pezzi. Prendete Mosconi, l’amministratore delegato, quando ha detto che il loro stile è l’eclettismo, cioè nessuno stile ma pezzi di design con una loro individualità. È la totale personalizzazione di una casa. Si esce dallo schema, da un canone, dal bisogna arredare/essere in un certo modo. Non so se Zanotta ci sia arrivato prima, ma il fatto di produrre Mollino mi fa pensare che sia così. Perché questa storia comincia molto prima del 2017 -quando Tecno acquistò la quota maggioritaria dell’azienda- esattamente dal 1981, cioè da Aurelio Zanotta. Cosa che mi fa pensare che questo puntare sull’oggetto sia una sorta di dna. Sembra che il fil rouge che li lega sia la libertà.




Certo quella di Zanotta vincolata al fatto d’essere una realtà economica, Mollino… era Mollino. Lui era lui! Una persona che andava dove lo portavano i suoi interessi. Ma soprattutto una persona usava l’architettura come un mezzo, una tecnica che gli permetteva di esprimersi, esattamente come sapere sciare, o guidare un aereo per fare volo acrobatico, scattare foto per la sua collezione di polaroid erotiche. Non si faceva mettere sotto i piedi da nessuna etichetta, per esempio amava la velocità ma non era un futurista. Questo modo di pensare lo rendeva libero. Si dice abbia anticipato Ron Arad e Zaha Adid. Ma, al di là, mi viene da dire: ‘ più Carlo Mollino per tutti’.
Terzo strato: il cuore, “Carlo Mollino Designs”



Ho avuto l’opportunità di leggerlo ed ho trovato, questo librino, edito da Quodlibet, curioso e nello stesso tempo imperdibile per chi ha un oggetto disegnato da Mollino a casa propria o abbia intenzione comperarselo. Soprattutto se si tratta di uno dei pezzi editi da Zanotta (che ha sponsorizzato il libro), visto che la seconda parte del volumetto, dedicata al progetto d’interni, si focalizza sul lavoro di mediazione del progetto; cioè dal disegno alla nascita dell’oggetto. La prima parte invece è dedicata al progetto architettonico. E la copertina è a specchio: omaggio a una degli espedienti che Mollino usava quando arredava una casa. Elisabetta Guida