Atmosfere Fluide


Le case hanno un problema: sono entità dense, granitiche, rigide. Penso a stanze e muri che rimangono uguali a meno di non trovarsi a vivere tra calcinacci e muratori per settimane. Perché se la regola del mondo intero è il cambiamento, sembra che gli immobili vadano, esattamente, nella direzione contraria.
Ma c’è un modo per trasformarli nella migliore imbarcazione che mai abbia navigato sul mare del cambiamento.
E mi riferisco alla soluzione presentata durante la scorsa Art Basel/ Design Miami, dal Gruppo Molteni, che si è affidato all’artista Claudia Vieira.
Andando al dunque, l’idea è stata quella di usare pavimenti e pareti (finestre comprese) come un foglio di carta sulla quale fare scivolare la matita. Linee spezzate, tratti che si rincorrono, figure piatte che ad un certo punto si trasformano in elementi 3d.
E se li per li, sembrerebbe un po’ il solito, cioè usare la casa come se fosse un mezzo per esprimersi, in realtà è qualcosa di così interagente da rasentare il magico.
Mi spiego con un associazione.
Pensa ad un week end in un altra città:gironzolare senza meta, entrare ed uscire da qualunque edificio attiri la vostra attenzione -compresi i negozi-; curiosare; i pensieri che cominciano a fluire e noi che entriamo in modalità multilivello, vale a dire con una profonda connessione tra pensieri, emozioni, sensazioni … quasi come se intessessimo la realtà… ci fosse un dialogo continuo tra noi e l’esterno.
Ecco intendo una cosa così.
Ed a ragione del fatto che l’artista scolpisce il tempo e lo spazio; elementi, che a pensarci sono la corrente d’acqua che ci spinge in avanti e sulla quale costruiamo la vita.
Ma qui il bello è che la connessione coinvolge il nostro se’ più profondo, il nostro spazio intimo. E vale anche se fossimo sul divano a guardarci un film. Perché è come se Claudia Vieira, avesse acceso l’interruttore della consapevolezza.

C’è da chiedersi come ci sia riuscita.
E a fare riferimento a questi concetti ed al tratto grafico scelto dall’artista viene in mente il giardino zen.
I paesaggi disegnati di volta in volta -perché lo scopo è rappresentare la mutevolezza della vita- e qui invece della matita si usa il rastrello per dare forma alla sabbia che simboleggia l’acqua e dunque il cambiamento. Poi c’è la ghiaia, che rappresenta le piante , quindi l’anima; e le rocce, la stabilità dell’uomo, la connessione. Credo che di sicuro i suoi studi siano passati anche di qui. Ma penso si possa dire la stessa cosa su tutto il discorso degli archetipi.Cioè quel sapere che si dice appartenga a-priori all’essere umano, indipendentemente da scale di valori o tipo di cultura in cui si è immersi. Insomma una specie di minimo comun denominatore dell’umanità.
Ma qualunque sia il punto di partenza di Claudia Vieira, le sue opere si muovono nel solco dell’interazione uomo e ambiente. E in tutto questo l’effetto del movimento rispetto al nostro corpo e allo spazio esterno.
Tema interessantissimo questo, che porta dritto all’esplorazione dei sensi. Dunque a dare nuove definizioni ai concetti di atmosfera, casa e stare bene.
La certezza è che la rigidità è sempre fuori luogo, anche per gli immobili.
Elisabetta Guida .

