18 km quadrati di tetti e 130 progetti (Rotterdam)

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A Rotterdam, la città che ospita la prima biennale dell’energia solare – fino al 30 ottobre- ci si è fatta qualche domanda. Perché a fronte della scarsità di spazi in città con i relativi problemi di densità, inclusione sociale e qualità della vita ci sono 18.5 chilometri quadrati di tetti. Allora cosa impedisce di farci qualcosa?

Ecco, questa è la storia di un catalogo: i 130 possibili modi di usare un tetto.

L’iniziativa è stata dello Studio MVRDV (quelli che hanno fatto il Mercato di Rotterdam) e della municipalità della città.
Certo, ad Amsterdam su un tetto hanno ricreato una duna di sabbia come se si fosse nel deserto,  a Copenaghen sopra un inceneritore  hanno realizzato una pista da sci, a Monaco sul tetto di un palazzo adibito ad uffici hanno fatto un cimitero e a Milano, a City Life, in alcuni momenti, si può fare arrampicata sulla facciata dei grattacieli. Ma in questo caso, dietro il  Rooftop catalogue  c’è di più: quello di Rotterdam non vorrebbe essere un progetto che riguarda il singolo edificio ed i suoi proprietari, si  vuole portare la discussione sul tema della collettività. 

E a proposito un antropologo ed un team di architetti ed urbanisti ha messo in piedi una proiezione di quello che si potrebbe fare usando i tetti.
Così usando  per il 45% di quei diciotto chilometri quadrati si potrebbero installare pannelli solari per dare energia a un milione di persone. E per il 20% come deposito d’acqua se ne avrebbe la stessa quantità che in 100 piscine olimpioniche. O ancora se si usasse il 10% dello spazio per costruire nuove case allora si darebbe un abitazione a 15.000 cittadini. Poi la cosa che mi affascina di più: i ponti tra un tetto e l’altro. 
Insomma una città come un millefoglie, dove  la vera provocazione è cominciare a risolvere i problemi -l’energia, il clima, una casa per tutti ecc- pensando diversamente.

Indubbiamente è difficile. 
Intanto perché bisognerebbe pensare ad un altra legislazione che limiti la proprietà privata. Poi ad un altro modo di costruire,  e di rinforzare gli edifici preesistenti in modo che ne reggano il peso quindi sarebbe necessario un nuovo patto tra pubblico attori economici privati, i cosiddetti big contractor.
Perché sono costi ed una totale rivoluzione.

Resta che il design abita in Olanda.

Mentre noi abbiamo il mantra del ‘lusso’ 
(che poi più che lusso è suo cugino.. – l’originale non  ha niente a che fare con ‘il mostrarsi’, molto invece  con lo stare bene, l’ingegno e il progresso)
altrove si discute su come trovare una soluzione alle sfide del nostro tempo.
Elisabetta Guida